Primo Levi e Leonardo Sinisgalli tra scienza e letteratura
Riflessione a tre voci a partire da La chiave a stella e Il sistema periodico
con Marco Belpoliti, Claudia Durastanti e Claudio Bartocci
introduzione di Mimmo Sammartino, presidente Fondazione Sinisgalli
in collaborazione con Fondazione Sinisgalli, Giulio Einaudi editore, Comune di Settimo Torinese e Fondazione ECM
nell’ambito di Io so cosa vuol dire non tornare. Condividere la memoria. Nel cammino di Primo Levi
Alle parole di Primo Levi «Io sono diviso in due metà. Una è quella della fabbrica: sono un tecnico, un chimico. Un’altra invece è totalmente distaccata dalla prima, ed è quella nella quale scrivo, rispondo alle interviste, lavoro sulle mie esperienze passate e presenti. Sono proprio due mezzi cervelli.» fanno eco quelle – così simili – di Leonardo Sinisgalli: «Non riuscivo proprio a vederci chiaro nella mia vocazione. Mi pareva di avere due teste, due cervelli, come certi granchi che si nascondono sotto le pietre.».
Chimico l’uno, ingegnere l’altro, hanno entrambi sempre vissuto questa che non è una scissione bensì una sovrapposizione simultanea di saperi: cultura scientifica e cultura letteraria che si alimentano, per natura, a vicenda. Del resto, come scrive sempre Levi: «Io non ho mai pensato che la matematica e la meccanica siano la stessa cosa della poesia. Quello che ci trovo in comune è una tensione dell’intelligenza, e la felicità nella fatica, nello sforzo. Nel sonetto c’è molto di più di quello che c’è scritto. E in una macchina c’è molto di più di quello che è disegnato. Sono forse entrambi dispositivi capaci di produrre energia e di trasformarla, di trasfigurarla».