Centauro acrostico. Una lettura di Quaestio de Centauris
Lezione di Jhumpa Lahiri
nell’ambito di Io so cosa vuol dire non tornare. Condividere la memoria. Nel cammino di Primo Levi
Nel 1966, Primo Levi pubblica con Einaudi Storie naturali, una raccolta di quindici racconti fantascientifici («fantabiologici» secondo Italo Calvino). Il dodicesimo (già apparso sulla rivista “il Mondo” nel 1961) si intitola Quaestio de Centauris e racconta dell’amicizia tra il Narratore e Trachi, un giovane centauro di 260 anni nato dall’unione di un uomo con una cavalla sull’isola di Colofone. Questo è il primo testo di Levi in cui compare la figura mitologica con cui lo scrittore torinese si identificò per gran parte della propria carriera letteraria: «Io sono diviso in due metà. Una è quella della fabbrica: sono un tecnico, un chimico. Un’altra invece è totalmente distaccata dalla prima, ed è quella nella quale scrivo, rispondo alle interviste, lavoro sulle mie esperienze passate e presenti».
Jhumpa Lahiri parte proprio da Quaestio de Centauris per formulare una lectio in forma di sillabario, in cui prendere le lettere della parola “centauro” ed esplorare i temi della letteratura di Primo Levi: per ogni lettera, una parola chiave utile per capire, analizzare e sviscerare le sue opere e il suo mondo.