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Arrivati al primo piano salendo l’antico ampio scalone d’onore, seguendo il tappeto rosso, superata un’ampia porta vetrata e un’imponente statua di Diana, si entra nella Galleria, ornata di piante, immersa nella luce che attraversa le grandi finestre affacciate sul cortile interno di Palazzo Graneri della Roccia da cui c’è, ben in vista, la Mole Antonelliana.
Tra i saloni più ampi di Torino, la Sala grande è ispirata a quello dedicato alla dea Diana nella Reggia di Venaria Reale. Splendidi fregi e due maestosi bassorilievi ovali raccontano il mito di Demetra, il parquet scuro fa da contraltare all’altissimo soffitto, da cui pende il fastoso lampadario fatto ad arte dai maestri vetrai di Burano nel 1720, l’antico pianoforte a coda è periodicamente accordato. Le ampie finestre e il balcone si affacciano su via Bogino, con piazza Carlo Alberto e il Museo del Risorgimento sullo sfondo.
In tutta la Sala si respira una magica atmosfera che parla di storia, di ospiti illustri e feste eleganti. Nel 1859 qui si svolse, tra gli altri, il ballo di fidanzamento tra la principessa Maria Clotilde di Savoia e Gerolamo Bonaparte, nel 1706 la festa per la liberazione di Torino dall’assedio dei francesi, che Giosuè Carducci descrisse «di fumo, polve e di vittoria allegri», nel 1905 Arturo Toscanini suonò il suo violoncello e Francesco Tamagno fece tremare il grande lampadario con il do di petto.
Più piccola della grande, la Sala gioco è ugualmente affascinante, usata come camera da letto fino al 1860, poi dedicata al biliardo e, nel ‘900, al gioco delle carte. I numerosi quadri alle pareti vennero dipinti dai soci del Circolo degli artisti, che, nato nel 1858, fu uno dei più importanti cenacoli privati di Torino dove si riunivano personaggi illustri come Cavour, Francesco Tamagno, Massimo D’Azeglio e venivano organizzati i celebri Carnevali in onore dell’ordine cavalleresco del Gran Bogo.
La lira è uno degli strumenti musicali raffigurati nei dipinti sulle sovrapporte da cui la sala prende il nome. Più appartata e intima, con due grandi specchi, è in comunicazione con l’intimo Salotto Cavour, dove – leggenda vuole – lo stratega italiano abbia firmato i primi documenti d’Italia (ospita ancora il busto in marmo del Conte e la sua scrivania).
Spaziosa e accogliente, alle pareti si possono ammirare numerosi ritratti di artisti.
Anche in questa sala non mancano luce, quadri, specchi. Arricchita da tavoli, sedute di design, busti, un camino e una libreria.
Inizialmente camera da letto dell’abate Antonio Graneri della Roccia, utilizzata poi per il gioco delle boccette (si chiamava, infatti, Sala dei bigliardi), sopra le porte ci sono i dipinti degli allievi del Caravaggio, in alto, invece, il mito di Diana ed Endimione riempie il soffitto di storie e colori.
Più piccola e intima delle altre, ospita un antico pianoforte verticale in mogano, incastonato tra quadri e un grande specchio che nasconde una porta segreta.
Dal gusto esotico, come andò di moda a Torino grazie all’architetto Filippo Juvarra, ha le pareti di specchi o ricoperte da quelle lacche cinesi che riempirono le residenze nobiliari dopo entrarono a Palazzo Reale. Tale fu la sua bellezza che sue parti si possono ritrovare nel Kunstgewerbemuseum di Berlino.
I maestri intagliatori piemontesi vissero lunghi periodo in Cina, per emulare – e superare – la perfezione artistica d’oltremare e accontentare, così, moda e gusto.
È chiamata così perché è occupata da un grande biliardo che occupa la parte centrale della sala. Ai lati tavoli e sedie sovrastati da lampade di design che calano dal soffitto, alle pareti antichi quadri e una grande specchio.
Libri, scaffali, dipinti, e ancora libri e ancora scaffali pieni di libri: come si addice a una biblioteca degna di questo nome, qui si sente profumo di carta e di storia. La Sala biblioteca in realtà sono due, entrambe spaziose, comunicanti ma anche utilizzabili singolarmente.