Una fragile indipendenza
Conversazione intorno alla magistratura
presentazione del libro di e con Paolo Borgna e Jacopo Rosatelli
edito da Edizioni SEB27
con Giuseppe Salvaggiulo, giornalista “La Stampa” e Rita Sanlorenzo, Sostituto Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione
I posti in sala sono limitati, la prenotazione è obbligatoria
(chiama +39 011 8904401 o scrivi, specificando nomi
e recapiti telefonici dei partecipanti, a info@circololettori.it). È obbligatorio:
> all’ingresso compilare e firmare un’autodichiarazione
(la trovi in Accoglienza oppure puoi scaricarla qui e portarla già compilata);
> indossare la mascherina anche in sala
(dispositivo medico: chirurgica o FFP2; no mascherina di stoffa).
L’indipendenza non è più una virtù? Il “caso Palamara”, che ha sconvolto la vita della magistratura italiana, compromettendone l’immagine agli occhi dell’opinione pubblica, autorizza a porsi seriamente questa domanda. E la risposta non può essere di comodo e banalmente rassicurante, ma richiede una profonda riflessione, che dalle vicende più recenti risalga ad alcuni snodi cruciali dei decenni scorsi. A questo si dedicano Paolo Borgna e Jacopo Rosatelli in un dialogo senza reticenze intorno a uno dei valori fondamentali della nostra democrazia. Un valore importante non solo per gli operatori della giustizia, ma per l’intera società. Scritta nella Costituzione, affermatasi davvero solo negli anni Sessanta in un clima di grandi trasformazioni, impostasi con i processi per corruzione e mafia negli anni Novanta, l’indipendenza della magistratura è oggi degenerata in separatezza? Il sistema di autogoverno concepito dai costituenti è, nella sua concreta attuazione, fallito e rischia di essere il vero nemico dell’indipendenza. Ma ci sono alternative? Contro i detrattori e i sostenitori per principio dell’operato di pubblici ministeri e giudici, serve un punto di vista autenticamente critico che, senza ipocrisie o cedimenti allo “spirito dei tempi”, ci ricordi cosa significa che la giustizia «è amministrata in nome del popolo».