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lunedì 15 maggio 2023 | ore 18:30il Circolo dei lettori, via Bogino 9, Torino

No global. Divorzio dall’America

Il nuovo incontro di “La mappa del mondo”

con Fabrizio Maronta, Giacomo Mariotti e Dario Romano
a cura di “LIMES”
in collaborazione con YouTrend

I giornalisti di “LIMES” raccontano il numero di maggio della rivista di geopolitica.
Il bluff globale, quarto volume di “LIMES” del 2023, muove dall’idea che la “globalizzazione” non sia fenomeno solo commerciale. Pertanto, la sua trasformazione – dall’esito ancora aperto – non è un fatto solo economico. La (seconda) globalizzazione è infatti figlia di tre eventi squisitamente storico-geopolitici: l’esito delle due guerre mondiali, la scelta statunitense di aprire alla Cina nel 1972 in chiave antisovietica e lo sbocco della guerra fredda. Il primo evento mette fine al primato europeo, consentendo la definitiva ascesa degli Stati Uniti a grande potenza. Il secondo pone le premesse del binomio Usa-Cina su cui si è retta, finora, quella dinamica aggregante che siamo soliti chiamare globalizzazione. Il terzo eleva a canone il modello materiale e culturale statunitense (Washington Consensus), facendone il paradigma del rise of the rest che Washington tenta d’inquadrare in un ordine mondiale incentrato sull’America.
A sancire la fine della luna di miele con gli Stati Uniti è la disillusione verso il canone, appannato da errori strategici (guerra al terrorismo) e mali sistemici (recessione del 2008, violenza sociopolitica e altre manifestazioni della “tempesta americana”). Ma anche la sopraggiunta divergenza tra convenienze economiche e traiettorie geopolitiche, soprattutto di Usa e Cina. Da cui l’alterazione del rapporto tra costi (sostenuti) e benefici (percepiti) di un primato che gli Stati Uniti sembrano sempre meno capaci e desiderosi di sostenere, ma cui non vogliono (ancora?) rinunciare.
L’interdipendenza, essenza della modernità post-guerra fredda, si volge così da viatico di cooperazione a fonte di tensione tra il Numero Uno e i suoi sfidanti, specie dov’è più difficile da scalfire. Con inevitabili ripercussioni sugli alleati – europei e non – di Washington, orfani di un ordine americanocentrico cogente ma, tutto sommato, comodo e rassicurante.


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Foto di Ludovic Gauthier su Unsplash