sabato 18 novembre 2023 | ore 18:00il Circolo dei lettori, via Bogino 9, Torino

Una voce dal profondo

Dentro le vibrazioni più intime d’Italia
presentazione del libro di e con Paolo Rumiz
edito da Feltrinelli

Dal Belìce all’Etna, dal paese fantasma di Romagnano al Vesuvio, dal terremoto di Bologna alla ricostruzione di Venezia e del Friuli, in compagnia di geologi, vulcanologi, storici dei terremoti, sismologi, geofisici e sopravvissuti, l’autore ci guida in un viaggio fra scienza, mito e storia.


📌 ingresso libero fino a esaurimento posti

👀 con la Carta Io leggo di Più puoi prenotare il tuo posto, nelle prime file: scrivi a info@circololettori.it o chiama 011 8904401

foto di Adolfo Frediani


 

✏️ la quarta di copertina
Ma che ne sanno della Voce del Profondo gli abitanti delle terre quiete, piallate da milioni di anni? Che ne sanno dell’urlo di Persefone, la Nera Signora, nelle pallide lande dove la terra non trema, non ribolle, non erutta e non genera spaventosi maremoti? Questo viaggio lungo la linea di faglia della Penisola entra nel sommerso più buio dell’identità nazionale e diventa un sismografo delle sue paure e rimozioni. Una storia, dove si intrecciano incursioni piratesche, estati roventi e nevicate fuori stagione, naufragi, guerre, invasioni, fortunali, processioni e paure da fine del mondo. Un modo per prestare orecchio alle vibrazioni più intime di un’Italia piena di ex voto e sensi di colpa, presagi e scongiuri, litanie e filastrocche, demoni e madonne.”
Dal Belìce all’Etna, dal paese fantasma di Romagnano al Vesuvio, dal terremoto di Bologna alla ricostruzione di Venezia e del Friuli, in compagnia di geologi, vulcanologi, storici dei terremoti, sismologi, geofisici o sopravvissuti, Paolo Rumiz ci guida in un viaggio fra scienza, mito e storia. Un mondo dove la memoria è prevenzione, dove i disastri edilizi sono un divorzio dai luoghi, dove capita che i preti dal pulpito chiedano di essere protetti “dagli architetti”, e dove può esserci persino chi ha nostalgia di terremoti d’inizio Novecento.
“Sono figlio di una terra che trema,” scrive, “le appartengo, e voglio vederci dentro. Entrarci, con la mia lampada di Aladino.” E noi con lui.