Shakespeare in Hollywood
Il più cinematografico degli scrittori
presentazione del libro di e con Arturo Cattaneo e Gianluca Fumagalli
edito da Einaudi
con Marina Pierri
in collaborazione con Museo Nazionale del Cinema
Un viaggio lungo un secolo tra cinema e teatro, Europa e America, mito e cultura popolare, a partire dallo scrittore che più di ogni altro ha fornito al cinema drammi, poesie e canzoni, Shakespeare, che può vantare addirittura 86 candidature e 30 Oscar per 26 film considerati shakespeariani.
📌 ingresso libero fino a esaurimento posti
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foto credits Alejandro Guyot
✏️ la quarta di copertina
«Piú di ogni altro scrittore, ce n’è uno che ha fornito al cinema drammi, poesie e canzoni. Centinaia di attori, scrittori e registi hanno lavorato in film ispirati dalla sua magnifica eredità». Cosí Kenneth Branagh presenta un omaggio filmato di Hollywood a Shakespeare, durante la notte degli Oscar del 1997. È l’epifania di un processo di appropriazione culturale che ha accompagnato, con un andamento di tipo carsico, tutta l’evoluzione di Hollywood nella sua sfida al teatro per l’egemonia nell’entertainment moderno. Shakespeare è la figura piú titolata nell’intera storia degli Academy Awards: 86 candidature hanno portato a 30 Oscar per 26 film considerati shakespeariani a vario titolo. Questo sorprendente «culto dell’antenato» ha coinvolto, oltre ai canonici Laurence Olivier, Orson Welles, Franco Zeffirelli e Kenneth Branagh, grandi artisti hollywoodiani come D. W. Griffith, Mary Pickford e Douglas Fairbanks, Katharine Hepburn, Charlie Chaplin, George Cukor, Ernst Lubitsch, John Ford con Victor Mature, Joseph L. Mankiewicz con Marlon Brando, Elizabeth Taylor e Richard Burton, Charlton Heston, Al Pacino e molti altri.
All’inizio, «travestire» Shakespeare a teatro era stata una pratica comune, e dal giubileo del 1769 in poi il mito che si era creato intorno al Bardo ne aveva fatto qualcosa di ancora piú grande: il fondamento del DNA culturale dei popoli di lingua inglese. Agli inizi dell’Ottocento, Jane Austen scriveva che Shakespeare è «parte della costituzione di ogni inglese […] si diventa intimi con lui istintivamente». E come per ogni patrimonio genetico, il figlio pensa di averne diritto tanto quanto il padre, per cui i nascenti Stati Uniti se n’erano appropriati con naturalezza, decisione e creatività. Anche al cinema» Shakespeare era stato parte della conquista del West, onnipresente nelle città dei minatori e nei saloon di frontiera: non era innaturale che affiorasse in un western come My Darling Clementine di John Ford. O in un film di fantascienza come Forbidden Planet. In un musical ambientato a New York come West Side Story. O anche che fosse esplicitamente preso a modello per una tipica gangster story, come nel caso di Joe MacBeth.