Quante verità ci possono essere in una storia?
con Donato Carrisi
In occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo La bugia dell’orchidea (Longanesi), lo scrittore Donato Carrisi – oppure un suo prefetto alter ego – ci guida in un viaggio ai confini della scrittura del male.
Con un preciso avvertimento: non ci facciamo sorprendere da ciò che non sappiamo, bensì da ciò che ci rifiutiamo di vedere.
📌 ingresso libero fino a esaurimento posti
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✏️ la quarta di copertina

Immagina un’alba d’estate. Immagina l’aria immobile della campagna, l’odore dei campi, il frinire dei grilli. Immagina il buio che arretra all’invasione del giorno.
Immagina ora un casale rosso, solitario in mezzo al nulla. Immagina di scorgere biciclette da bambini e giocattoli sulla ghiaia, panni stesi ad asciugare, galline e conigli, un moscone sopra un secchio.
Immagina il silenzio. Un silenzio che non sembra appartenere a questo mondo.
Un silenzio interrotto all’improvviso da un urlo disperato.
C’era una volta la famiglia C., tre figli piccoli e due genitori amorevoli.
C’era una volta la famiglia perfetta, e ora non c’è più.
Cos’è accaduto dentro il casale rosso in quella calda notte d’agosto?
Immagina qualcosa di terribile e crudele. Immagina che esista solo un possibile responsabile. L’unico sopravvissuto.
Immagina di avere la verità proprio davanti agli occhi. Ogni dettaglio combacia, ogni indizio è allineato e c’è una sola spiegazione.
Non puoi sbagliare. Hai tutte le risposte.
Ma ciò che proprio non puoi immaginare è che questa non è la fine della storia.
È l’inizio.
Questo libro ha un segreto. Chi l’ha scritto ha un segreto. Chi lo legge avrà un segreto. E nessuno sarà più lo stesso.
