Auschwitz, città tranquilla
a partire dal libro di Primo Levi edito da Einaudi
a cura di Fabio Levi e Domenico Scarpa
con Wlodek Goldkorn e Nadia Terranova
introduce Fabio Levi
in collaborazione con Giulio Einaudi editore
nell’ambito di Io so cosa vuol dire non tornare. Condividere la memoria. Nel cammino di Primo Levi
«Può stupire che in Lager uno degli stati d’animo più frequenti fosse la curiosità. Eppure eravamo, oltre che spaventati, umiliati e disperati, anche curiosi: affamati di pane e anche di capire». Auschwitz è stato l’alfa e l’omega dell’opera di Primo Levi: l’alfa nel 1947 con Se questo è un uomo; l’omega quarant’anni più tardi con il suo ultimo libro, I sommersi e i salvati. Levi, però, non ha smesso mai di raccontare il Lager, e di indagarlo nell’atto stesso di raccontarlo. Costruito dal Centro internazionale di studi Primo Levi, Auschwitz, città tranquilla offre dieci suoi testi narrativi, incorniciati da due poesie in versi: dodici punti di vista, inaspettati e avvincenti, sulla maggiore tragedia collettiva del Novecento.