venerdì 23 maggio 2025 | ore 18:30il Circolo dei lettori, via Bogino 9, Torino

Genocidio

Quello che rimane di noi nell’era neo-imperiale

presentazione del libro Piemme di e con Rula Jebreal
con Marzia Casolari

Tra autobiografia e analisi politica, un libro duro ma necessario che richiama la società civile e la politica alle sue responsabilità, alle sue colpe, alle sue verità di comodo e omissioni. Perché il silenzio è una forma di complicità, e anche la leva attraverso cui tutti rischiamo di saltare oltre l’ordine democratico, verso nuove giungle dominate dalla legge del più forte.


📌 ingresso libero fino a esaurimento posti

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✏️ la quarta di copertina

«Dopo una vita trascorsa a interrogarmi, personalmente e professionalmente, su come il mondo abbia potuto permettere catastrofi come l’Olocausto, ho trovato la risposta tra le macerie nella mia terra martoriata, a migliaia di chilometri di distanza dai campi di sterminio europei. Scrivo questo libro perché il genocidio di Gaza mi ha cambiata nel profondo. Ha rivelato il vuoto morale e politico di un mondo che riduce l’umanità a una gerarchia di morte. Scrivo affinché nessuno, in futuro, possa dire di non sapere o che non poteva sapere. Scrivo nella speranza che ci sia ancora tempo per fermare l’espansione del genocidio coloniale di Israele in tutta la Palestina. Scrivo perché lo slogan “mai più” diventi una chiamata all’azione. Scrivo perché, anche quando tutto sembra perduto, le parole sono tutto ciò che rimane, e con esse l’obbligo morale di ricordare e resistere. Scrivo perché le mie parole possano aiutare a impedire che il genocidio di Gaza diventi una dottrina da esportare nel resto del mondo, un modello da applicare ogni volta che il potere decida di avere ragione della ragione, minacciando la sicurezza e l’esistenza dell’umanità stessa.» Tra autobiografia e lucida analisi politica, Genocidio è un libro duro ma necessario che richiama la società civile e la politica alle sue responsabilità, alle sue colpe, alle sue verità di comodo e omissioni. Perché, se il silenzio è comunque una forma di complicità, è anche la leva attraverso cui tutti rischiamo di saltare oltre l’ordine democratico, verso nuove giungle dominate dalla legge del più forte.