Il diritto da Confucio alla globalizzazione
Sguardo comparato tra Atene, Roma e Pechino
con Gianmaria Ajani // giurista, Laura Pepe // Università Statale di Milano e Stefania Stafutti // Università di Torino
modera Alberto Sinigaglia // presidente Polo del ‘900
Secondo Confucio, 仁, ren, la benevolenza, ovvero la capacità di essere simpatetici con gli altri è, con la giustizia, alla base della vita sociale e costituisce la sola garanzia di buona salute della società. Colui che coltiva il ren è naturalmente portato a non nuocere al prossimo. La virtù che per profonda convinzione egli coltiva non ha necessità della legge. Questa centralità della virtù rispetto alla legge è alla base del pensiero confuciano e ha lasciato tracce profonde nella cultura cinese fino ai giorni nostri. È interessante tentare di coniugarla con le esigenze di affermarsi sullo scenario globale di una grande superpotenza.
In Grecia non esiste un termine per indicare il diritto: l’esperienza giuridica dei Greci fu un fatto amatoriale, visto che nelle poleis non esistevano specialisti, esperti di diritto. La giustizia era amministrata da privati cittadini che avevano come loro guida la legge, il nomos, che per sua definizione è giusto. Per contro, il latino è l’unica delle lingue antiche ad avere un termine indicante ciò che per noi è diritto, ius; e i Romani furono gli inventori della scienza del ius, della iurisprudentia, che permise l’elaborazione di principi e concetti astratti. Qual è il nostro debito nei confronti di Greci e Romani, in tema di diritto?
📌 ingresso € 5,00 // biglietti su vivaticket.it o presso il Circolo dei lettori
[l’evento si svolgerà in sala gioco (non in sala grande) con posto libero (non con posto assegnato come scritto sul biglietto)]
👀 chi possiede la Carta Io leggo di Più (acquistala sullo shop online o al Circolo) ha diritto a un posto nelle prime file, presentando la tessera all’ingresso insieme al biglietto.
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