lunedì 19 giugno 2023 | ore 18:00il Circolo dei lettori, via Bogino 9, Torino

Il Titanic delle pensioni

Perché lo Stato sociale sta affondando
presentazione del libro di e con Sergio Rizzo
edito da Solferino
con Elsa Fornero e Silvana Secinaro
in collaborazione con Dipartimento di Management Università di Torino

Nel 1992 il governo Amato prese atto che il sistema pensionistico rischiava il collasso. Da allora ogni governo ne ha messo a rischio la sostenibilità, mentre l’aumento dei posti di lavoro è rimasto pura propaganda. Se non si fa qualcosa di molto serio in fretta, fra vent’anni i soldi per pagare le pensioni non ci saranno più.

✏️ la quarta di copertina
Correva il 1992 quando il governo di Giuliano Amato prese atto che il sistema pensionistico rischiava di fare crac. Da allora, invece, ogni governo ha fatto di tutto per mettere a rischio la sostenibilità della previdenza, mentre l’aumento dei posti di lavoro, l’unico vero antidoto, è rimasto pura propaganda elettorale. Il risultato è che già ora i contributi di chi lavora non riescono a coprire l’intera spesa. Il numero delle pensioni pagate è ormai pari al numero dei lavoratori attivi. E il buco si allarga sempre di più anche a causa di dinamiche demografiche preoccupanti: in tre anni l’Italia ha perso un milione di abitanti, mentre il numero dei morti ha ormai doppiato quello dei nuovi nati. Per non dire della sopravvivenza di assurdi privilegi per alcune categorie protette. A cominciare dai parlamentari e dai consiglieri regionali, ai quali continuiamo a regalare la doppia pensione con i contributi figurativi pagati dalla collettività. E poi i benefici incomprensibili per i militari, i dipendenti della Regione siciliana, i piloti e gli assistenti di volo, le decontribuzioni a pioggia per accontentare tutti. Fino all’esercito dei finti disoccupati agricoli e dei falsi invalidi civili. Stime ottimistiche dicono che nel 2046 la voragine delle pensioni arriverà a 200 miliardi. Una somma superiore all’intero gettito Irpef. Lo scenario è terribile: se non si interviene in modo serio, fra vent’anni i soldi per pagare le pensioni non ci saranno più. La via d’uscita è una sola e obbligata. Rivoluzionare l’intero sistema. E in fretta.

 


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