La Costituzione presbite
A 75 anni dall’Assemblea Costituente
presentazione del libro di e con Alfonso Celotto
edito da Bompiani
con Lorenzo Pregliasco
«La Costituzione deve essere presbite, deve vedere in lontananza, non essere miope»: le parole pronunciate da Piero Calamandrei nella seduta dell’Assemblea Costituente del 1947 colgono il senso profondo della nostra Costituzione. Oggi, dopo 75 anni, dobbiamo chiederci: essa ha saputo guardare lontano?
✏️ la quarta di copertina
“Secondo me è un errore formulare gli articoli della Costituzione collo sguardo fisso agli eventi vicini, alle amarezze, agli urti, alle preoccupazioni elettorali dell’immediato avvenire in mezzo alle quali molti dei componenti di questa Assemblea già vivono. La Costituzione deve essere presbite, deve vedere lontano, non essere miope.” Non ci sono parole migliori di quelle spese da Piero Calamandrei nella seduta dell’Assemblea Costituente del 4 marzo del 1947 per cogliere il senso profondo della nostra Costituzione. Oggi, dopo settantacinque anni, dobbiamo chiederci: la nostra costituzione ha saputo guardare lontano? Il divorzio, l’aborto, la fecondazione assistita, la tutela della privacy, il matrimonio omosessuale, l’eutanasia, ma anche i referendum elettorali, il passaggio al maggioritario, il ruolo delle autonomie locali, la crisi dei partiti, il sempre più smaccato leaderismo, sono tutti temi che in Costituzione trovano soltanto un accenno o forse un principio e che pure sono stati riportati nell’alveo dei valori della Carta del 1948. Negli ultimi anni si sono aperte le sfide della democrazia digitale e della tecnocrazia: dobbiamo capire se e quanto la nostra Costituzione è in grado di farvi fronte.
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