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giovedì 19 gennaio 2023 | ore 18:30il Circolo dei lettori, via Bogino 9, Torino

La ragazza dagli occhi d’oro

L’ultimo saggio Adelphi di Pietro Citati
con Mario Baudino e Giorgio Ficara

Come fosse una piccola enciclopedia, la miscellanea di scritti di Pietro Citati traccia un percorso attraverso l’arte, la musica, la letteratura e la teologia filtrato attraverso il suo sguardo raffinato. Più che critica letteraria, la sua è interpretazione narrata, racconto che tra­muta ogni libro e il suo autore in indimen­ticabili personaggi per cui sentiamo un desiderio irresistibile di leg­gere e amare.

✏️ la quarta di copertina
«All’improvviso comparve una nuvola in­solita, che si proiettava in alto con una spe­cie di larghissimo tronco: si allargava e si ramificava: andava sfilacciandosi, a tratti immacolata, a tratti torbida, secondo che sollevasse terra o cenere». È Plinio il Giova­ne a documentare nelle epistole l’eruzio­ne del Vesuvio del 79 d.C., ma la voce nar­rante è qui, inconfondibilmente, quella di Citati. Nessuno come lui ha saputo river­berare e dilatare nella sua scrittura il fasci­no dei libri che leggeva e amava – e tra­smetterci il desiderio irresistibile di leg­gerli e amarli a nostra volta. Né c’è da me­ravigliarsi: più che critica letteraria, la sua è interpretazione narrata, racconto che tra­muta ogni libro e il suo autore in indimen­ticabili personaggi: «Dickens riempiva la realtà con un’allegria furiosa, eccitando ed esaltando il suo genio … Una misterio­sa ilarità lo attraversava, lo colmava ed egli non riusciva ad interromperla, quasi fosse stato percorso da una zampillante fontana di fuoco». Letteratura sulla letteratura, in definitiva, o anche letteratura scaturita dal­l’arte, ma non alla maniera dell’amico Man­ganelli, attento come ogni buon rètore a frapporre tra sé e ciò che scriveva «uno spa­zio di indifferenza emotiva»; nelle pagine di Citati la letteratura circola libera e impe­tuosa, ci avvolge e ci contagia, lasciando intravedere dietro di essa la sua vera e più anti­ca vocazione, leggere: «non ho mai smesso di leggere, leggere, leggere; ogni libro che leg­gevo era una forma dell’infinito, che inse­guivo, e inseguivo, e fallivo continuamen­te nell’inseguire».


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