«Ti ho generato col solo pensiero figlio
e non sei mai sceso nel mio corpo come una buona rugiada.
Però sei diventato un’ape laboriosa, hai fecondato tutto il mio corpo
e a mia volta son diventato tuo figlio, figlio del tuo pensiero.»
Come sempre sono le parole dei libri a venirci incontro – in questo caso di Alda Merini – e aiutarci a toccare quelle sfere dell’esistenza, singola e collettiva, così complesse (nel senso etimologico del termine) da attirarci e nello stesso tempo respingerci.
Non c’è una posizione giusta da tenere, né una verità assoluta, basta solo saper accogliere le idee, le incertezze – o certezze, i cambiamenti di rotta e di pensiero che la vita offre. Ma proprio a questo servono i libri: a farsi domande, che, anche senza risposta, hanno la capacità di catapultare nella dimensione del forse e dei perché.
Continuando il nostro viaggio nelle lèggère trasformazioni, a marzo facciamo tappa in quella complessa sfera dell’esistenza che è la maternità – percepita, non voluta, vissuta, condivisa, e molto altro: tante, per fortuna, sono le sue sfumature.
Il racconto, come sempre, parte da libri, letture e incontri che diventano occasione di liberazione da pregiudizi e stereotipi, per immaginare una maternità più aperta, consapevole e condivisa. Non un percorso lineare, ma un cammino ricco di tracce, contraddizioni e sbagli.
Discutere per accettare che la maternità è continua evoluzione e spinge a ripensare i nostri ruoli, le aspettative e le identità attraverso un processo non solo individuale, ma collettivo. Per osservare figli e figlie non come recipienti di un’eredità, ma persone che, crescendo, si scontrano con le difficoltà, esplorano se stessi e il mondo, costruendo la propria identità.
Per comprendere il lato nascosto di un’esperienza trascendentale che, pur avvolta dal mistero e dalla complessità, rappresenta una delle trasformazioni più radicali e universali della condizione umana. Per riflettere, confrontarsi e riconoscere, tra le diverse storie e voci, le molteplici sfumature che rendono la maternità, ma anche la sua assenza, un viaggio di continua reinvenzione.
Ho lasciato che fossi: così abbiamo chiamato questo viaggio nelle multiformi dimensioni del materno, una realtà che oggi vorrebbe essere finalmente liberata dal velo di idealizzazione che troppo spesso la ricopre, per essere esplorata nella sua interezza.
SCOPRI IL PROGRAMMA DI MARZO
** artwork by FLO