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giovedì 4 aprile 2024 | ore 18:00il Circolo dei lettori, via Bogino 9, Torino

Lo statuto delle lavoratrici

Come ti senti, a cosa hai diritto, dove cambiare

presentazione del libro di e con Irene Soave
edito da Bompiani
con Marta Barone
nell’ambito di
Femminile plurale

Il compendio analizza chi e come siamo quando siamo al lavoro, con quali disperazioni e prospettive. Ne risulta una società ancora impigliata negli stereotipi, lontana dal pensare un mondo lavorativo in cui tutti e tutte si sentano meglio e in cui si possa stare senza rinunce. 


📌 ingresso libero fino a esaurimento posti

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✏️ la quarta di copertina
Lo Statuto dei lavoratori è in vigore in Italia dal 1970. Irene Soave ne rivisita alcuni articoli leggendoli alla luce di quanto succede oggi alle donne e tra le donne nel mondo del lavoro. Nella sua inchiesta sentimentale – condotta col piglio concreto e rapido della giornalista, ricca di dati ma accesa dalla passione di ciò che vede, sente, è – Irene Soave fotografa la collettiva disaffezione al lavoro individuandone le radici, i sintomi e le conseguenze: abbiamo davvero tutti il burnout? Il lavoro flessibile davvero ci rende liberi? Davvero una puerpera su due deve considerare inevitabile abbandonare la vita attiva? Davvero un compito va svolto bene pure se è brutto? Davvero cambiare vita è una soluzione? Irene Soave guarda a sé e al mondo, colleziona storie, torna indietro nel tempo e immagina un futuro possibile per compilare con il suo stile serrato e caldo un compendio di chi siamo e come siamo quando siamo al lavoro oggi, con quali disperazioni e quali prospettive. Ne risulta un’analisi puntuale della nostra società, ancora impigliata negli stereotipi, ancora poco inventiva nel pensare un mondo del lavoro in cui tutti e tutte si stia meglio, si stia bene, si possa stare senza rinunce. Tutti e tutte. Perché “la manutenzione dell’habitat, la cura a che non sia respingente, il conflitto necessario per difenderlo dall’ingordigia e dalla prepotenza di chi lo comanda, e ritiene di possederlo sono mansioni collettive”. E un mondo del lavoro che includa le donne è più abitabile anche per gli uomini.