Home » Programma » L’ombra non è mai così lontana
venerdì 19 gennaio 2024 | ore 21:00il Circolo dei lettori, via Bogino 9, Torino

L’ombra non è mai così lontana

Sulla memoria e il silenzio dei sopravvissuti

presentazione del libro di e con Leila Marzocchi
edito da Oblomov
con Mario Greco e Giovanni Salierno
a cura di Cooperativa Letteraria
in collaborazione con CISLE, Oblomov, A.N.P.I. Sezione Nicola Grosa, Festival Premio Emilio Lussu e Libreria Internazionale Luxemburg

Vincitore del Premio festival Emilio Lussu 2023 Sezione Narrativa a fumetti, questa è la storia di Dina, deportata a 18 anni nel lager di Bolzano, sul petto il triangolo rosso delle detenute politiche, numero 7998, con un padre e un fratello uccisi nell’eccidio di Sabbiuno del ’44. 


📌 ingresso libero fino a esaurimento posti

👀 con la Carta Io leggo di Più puoi prenotare il tuo posto, nelle prime file: scrivi a info@circololettori.it o chiama 011 8904401


✏️ la quarta di copertina
Quella di Dina è la storia di un silenzio: un silenzio lungo 60 anni. Arrestata nel dicembre del 1944 insieme al padre e al fratello, detenuta nel carcere di San Giovanni in Monte e infine deportata nel lager di Bolzano. Dina ha 18 anni, sul petto il triangolo rosso delle detenute politiche, numero 7998. Impiegata nella produzione di cuscinetti a sfera in una galleria ferroviaria chiusa ai due lati e sorvegliata dalle SS, viene liberata il 1 maggio del 1945. Il viaggio di ritorno è, come per molti suoi compagni, lungo e rocambolesco: da Bolzano a Verona in treno e poi in auto, all’esterno, seduta sul parafango; poi in camion, un camion militare americano, fino a Bologna, poi di nuovo in treno e infine in bicicletta, sul cannone di un conoscente, fino alla frazione di Amola, casa. Del padre e del fratello – un vecchio (all’epoca del rastrellamento ha 41 anni) antifascista che “tutte le volte che veniva su Benito Mussolini lo prendevano e lo cacciavano in galera” e un ragazzino di 17 anni partigiano della Brigata Bolero Garibaldi – non saprà più nulla fino all’agosto del 1945, quando un testimone tornato dai campi racconterà che sono stati uccisi nell’eccidio di Sabbiuno (14 dicembre 44), i corpi buttati giù dai calanchi. Del padre non hanno trovato niente, il fratello è stato riconosciuto da un pezzetto di stoffa. Di questa storia, Dina non parla fino al 2004, quando viene intervistata per l’Archivio Audiovisivo della Memoria del Comune di Bolzano. La sua voce, ricca di inflessioni della lingua materna, fatalmente libera anche la voce della nipote Leila, in un simbolico passaggio del testimone: Dina ricorda i giorni che ha tenuto lontani da sé per tutta la vita, Leila si interroga sul silenzio dei testimoni a partire dal proprio, quello che fin da bambina le ha impedito di chiedere, investigare, conoscere la storia dell’amata zia. Con alcune guide fondamentali – Simon Wiesenthal, Edith Bruck, Liliana Segre – a illuminare un percorso ingombro di domande senza risposta, paure, tabù, sensi di colpa e di inadeguatezza.