No Women No Panel: senza donne non se ne parla?
Una proposta di ricerca e un appuntamento per confrontarsi
introducono e coordinano Silvia Garambois, presidente di G.I.U.L.I.A. Giornaliste, e Laura Onofri, di Se non ora quando – Torino | con Enrico Menduni, ISIMM Ricerche, e Francesca Dragotto, Grammatica e sessismo, e rappresentanti di IZI e di InfoJuice
a cura di ISIMM Ricerche, IZI e InfoJuice, Grammatica e sessismo – centro di ricerca multidisciplinare Università di Roma “Tor Vergata”
Solo il 22,3% degli esperti nei programmi Rai è donna: per contrastare il divario occorre agire anche sulla realtà rappresentata. ISIMM Ricerche ha avviato un rilevamento delle persone in video attraverso strumenti automatizzati.
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La ricerca
Il 18 gennaio 2022 la Presidente della RAI, Marinella Soldi, alla presenza di rappresentanti di istituzioni politiche e culturali tra le più rilevanti del Paese, sottoscrive il memorandum d’intesa No women no panel – Senza donne non se ne parla, iniziativa che ha avuto il primo impulso dalla Commissione europea e che nel 2020 è stata fatta propria da Radio Rai Uno, apripista nell’ambito del Servizio pubblico italiano.
“L’Italia è al 14° posto in Europa per uguaglianza di genere, con un punteggio al di sotto della media europea. La presenza femminile nella programmazione del Servizio Pubblico è al 37%, nella parte bassa della classifica dei media di servizio pubblico europei. Le donne sono chiamate principalmente a rappresentare e raccontare le proprie esperienze personali; molto più raramente a mostrare le proprie competenze. Solo il 22,3% degli esperti nei programmi Rai è femmina.”
Per cercare di contrastare e colmare questo divario occorre senz’altro agire sulla realtà più tangibile, quella sociale, ma non meno su quella rappresentata, cosa possibile attraverso la maturazione di una maggiore consapevolezza del ruolo che le narrazioni sociali proposte al pubblico hanno nella costruzione della conoscenza, in generale, e dell’orizzonte di riferimento personale, in particolare. Costruzione, quest’ultima, che include anche il “posto” nel mondo che ogni individuo si prefigura per sé.
Nel concreto delle narrazioni sociali, per contrastare gli effetti che la rappresentazione delle donne in un numero limitato di ruoli narrativi e in riferimento a temi specifici può produrre sulla società, il Servizio pubblico può agire sul posizionamento di chi le agisce e, insieme, sui linguaggi che le sostanziano: “Il linguaggio infatti è, di per sé, un potente strumento che contemporaneamente riflette e influenza gli atteggiamenti, i comportamenti e le percezioni” (La neutralità di genere nel linguaggio usato al Parlamento europeo, Parlamento europeo 2018, p.3).
Spesso, però, tra le buone intenzioni e le pratiche si annida la tendenza al riuso di prassi (es. convocare per parlare di un certo argomento ospiti consueti, per lo più e in certi casi quasi sempre uomini) e rappresentazioni (es. la donna nei ruoli domestici o di cura) difficili da contrastare perché difficili anche da vedere, in quanto comprese nel retroterra culturale della società, trasversalmente alle sue componenti (common ground). Il rischio, perciò, che anche un impegno concreto come No women no panel possa non condurre agli effetti sperati, in particolare nel breve termine, va considerato.
Per cercare di misurare l’impatto della buona pratica proposta e, insieme, fornire un riscontro fattuale sul primo periodo di messa in atto dell’impegno assunto da Rai con la sottoscrizione del memorandum, ISIMM Ricerche, responsabile con IZI srl e InfoJuice del monitoraggio della programmazione Rai per gli anni 2020, 2021 e 2022, ha avviato, con il centro di ricerca “Grammatica e sessismo” dell’Università di Roma “Tor Vergata”, uno spin-off del monitoraggio tradizionale della programmazione.
Autonomo e al contempo complementare ad esso, il nuovo monitoraggio si avvale di strumenti automatizzati (intelligenza artificiale) addestrati appositamente per il rilevamento delle persone e dei personaggi in video e per l’analisi delle loro voci. Qualora inteso come strumento complementare al monitoraggio quanti-qualitativo tradizionale, beneficerebbe del riscontro, a-posteriori, ottenuto per il tramite di esso e della possibilità di correggere eventuali errori.
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