Partita doppia
Le scelte della politica tra riforme ed emergenze
presentazione del libro di e con Marco Leonardi
edito da Egea
con Marco Gay, Barbara Graffino, Francesco Profumo e Stefano Lo Russo, modera Davide Canavesio
La pandemia ha reso possibile ciò che era impensabile. Due governi, il Conte II e il Draghi, si sono succeduti nella scrittura e nell’implementazione del PNRR. L’attuale governo deve concentrarsi sull’eredità del Piano, non sui presupposti. Pena: perdere i finanziamenti. E la faccia con tutta l’Europa.
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✏️ la quarta di copertina
Il PNRR? Per l’Italia non rappresenta solo un’enorme quantità di denaro da spendere (191,5 miliardi di euro, per essere precisi) ma anche e forse soprattutto – l’opportunità per un cambiamento strutturale nel modo di funzionamento della Pubblica amministrazione. E, come tale, la leva in grado di rilanciare la capacità di spesa in investimenti ordinari in un Paese che notoriamente non è in grado di utilizzare che una piccola parte dei fondi per lo sviluppo e la coesione europei e nazionali. È l’auspicio che Marco Leonardi, docente di Economia politica all’Università Statale di Milano, condivide in “Partita doppia”, saggio che cerca di analizzare le scelte – passate e future – di un’Italia mai così in bilico tra riforme strutturali sempre più necessarie ed emergenze da gestire.
Già consigliere economico dei governi Renzi, Gentiloni e Conte II, oltre che capodipartimento alla Programmazione economica nell’esecutivo guidato da Mario Draghi, Leonardi concentra l’esperienza maturata al servizio della politica in un saggio con cui mette in guardia chi oggi ha il compito di guidare l’Italia: più che mettere in discussione i presupposti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, occorre concentrarsi sul valorizzarne al meglio l’eredità. Trascurare le riforme strutturali (rimaste ferme al palo durante il governo Draghi a causa della gestione di emergenze come il Covid, la guerra in Ucraina e la crisi energetica, senza considerare i veti incrociati dei partiti) e lasciarsi andare alla tentazione della spesa pubblica corrente metterebbe a rischio il Pnrr, portando il Paese a perdere miliardi di finanziamenti. E la faccia con tutta l’Europa.