Sui confini e il loro significato
Dal Passo della Morte a Riace, le linee di frontiera sono orizzonti di attese
Mimmo Lucano e Niccolò Zancan in dialogo
a partire da Il fuorilegge e Dove finisce l’Italia, entrambi Feltrinelli
con Anna Pozzi
negli spazi del Cortile di Combo
I posti sono limitati, la prenotazione è obbligatoria (chiama il numero +39 011 8904401 o scrivi a info@circololettori.it).
i libri
Niccolò Zancan, Dove finisce l’Italia. Viaggio sulla linea sottile dei nostri confini (Feltrinelli)
A est, dove il Carso si separa tra il Friuli e la Slovenia. A sud, dove i due mari si mescolano attorno alla punta di Capo Passero. A ovest, su e giù per i passi che collegano Ventimiglia alla Francia. E ancora a nord, tra i boschi inselvatichiti e le case disabitate alla frontiera con la Svizzera. Per capire cos’è un confine bisogna passare di qui. Camminando lungo le estremità del nostro paese, Niccolò Zancan racconta la fatica e la paura di chi arriva dopo aver attraversato mari e continenti, ma anche tutto quello c’è attorno. La frustrazione, la solidarietà, la compassione e la rabbia di chi abita nei luoghi cruciali del destino di migliaia di persone. Spazi che hanno odori e rumori diversi da tutti gli altri, densi di storie e di memoria: il Passo Paradiso, al confine nord ovest, oggi si chiama Passo della Morte. Un nome che svela un modo di stare al mondo. Non lontano da Trieste, dove il vice sindaco butta via le coperte ai senzatetto, in una piccola città della Carinzia incontriamo Dragana, prostituta con regolare permesso di soggiorno in un bordello per soli italiani. Nella terra dei pomodorini, che da Ragusa arriva al mare, vive l’ultimo contadino comunista. Abitare queste linee di frontiera significa avere lo sguardo rivolto al tramonto: da qui si vede meglio la vecchiaia dell’Occidente. Si fa esperienza di un legame viscerale con certi valori che, una volta, l’Occidente l’hanno definito, ma anche della dolorosa consapevolezza di non poterli più onorare. Così Zancan mette in discussione l’idea che abbiamo dei confini e del loro significato: molto più che linee di separazione tra un territorio e l’altro, le frontiere sono orizzonti di attese, perimetri simbolici di valori e di desideri, così potenti da muovere le persone e sradicarle.
Mimmo Lucano con Marco Rizzo, Il fuorilegge. La lunga battaglia di un uomo solo (Feltrinelli)
In ogni periodo di crisi le disuguaglianze rischiano di allargarsi e i diritti di essere rispettati sempre meno. Da dove può ripartire oggi l’Italia? Nel disastro economico e sociale in cui siamo precipitati all’improvviso, abbiamo un enorme bisogno di idee. Prima di diventare un modello per ridare vita a una comunità, Riace era un’idea. O meglio, un’idea di futuro che a Mimmo Lucano venne in mente per la prima volta guardando il mare. A Riace, alla fine degli anni novanta, non esistevano quasi più né l’agricoltura, né l’allevamento. L’unica possibilità per i pochi abitanti rimasti era fuggire. Poi il sistema di accoglienza diffuso creato da Lucano ha cambiato tutto. Le case del centro, da tempo abbandonate, si sono ripopolate. Centinaia di rifugiati hanno potuto ricostruire le loro famiglie e hanno rimesso in moto l’economia del paese. Ma Lucano, si sa, è un fuorilegge. Il 2 ottobre 2018, mentre il ministero dell’Interno era sotto la responsabilità di Matteo Salvini, è stato arrestato con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I progetti di accoglienza sono stati chiusi e il paese di nuovo spopolato. Lucano non ha mai smesso di credere nella sua idea: ogni comunità deve fondarsi sul rispetto della dignità umana. La storia di Mimmo Lucano è la storia dell’Italia, perché il suo coraggio ha saputo indicare il confine oltre il quale una democrazia tradisce i propri valori fondamentali. Un racconto personale ed eroico di piccoli gesti che diventano grandissimi. Una testimonianza diretta e profonda che ci invita ad aprire gli occhi su chi siamo e su chi vogliamo essere.